Valse(s)
Richard Galliano
Viaggio nella nostalgia
Più che lento per Debussy, Noble e Sentimentale per Ravel, Triste per Sibelius, Brillante per Chopin, il Valse ha resistito alla prova del tempo e ha abbandonato la patina dei salotti e delle atmosfere ovattate per accasciarsi nei balli popolari, intronizzando la fisarmonica come maestro di cerimonie di una musica diventata musette, sensuale, ariosa, maliziosa, sinonimo di festa, gioia di vivere o malinconia quando la memoria svanisce.
Pochi spartiti dimenticati in fondo a un cassetto della casa paterna, bastarono per esaltare la fantasia di Richard Galliano e far rivivere i ricordi di un'infanzia cullata dai valzer.
Fisarmonicista disinibito che ha conosciuto tutti gli stili, tutte le influenze e che passa allegramente da una fuga di J.S. Bach a un tango di Astor Piazzolla, da un coro di Chet Baker a una ballata di Michel Legrand, Richard Galliano ha sviluppato questa nuova opera come un menu raffinato, per deliziare i buongustai musicali, aperti alle novità o nostalgici di un'epoca, di cui riscoprono qui il fascino del passato.
Invocando gli spiriti celesti dei suoi anziani e di tutti coloro, compositori o cantanti che hanno nutrito la sua ispirazione come accompagnatore, esecutore, arrangiatore o compositore, Richard Galliano convoca il suo unico strumento, per magnificare, in questa linea di schizzo musicale che gli piace particolarmente, la quintessenza di una melodia.
Non a caso Barbara profila la sua lunga silhouette per aprire il ballo della nostalgia poiché "La mia storia d'amore più bella" si identifica con quella vissuta da Richard Galliano lungo i suoi cinquant'anni di musica e di canzoni.
L'evocazione della Dama in Nero è seguita dal caldo romanticismo dei “Forains”, cari a Henri Sauguet, usciti direttamente da un vecchio limonaire che si trova lì, vicino al Grand Carrousel.
Canticchia il suo ritornello sotto le lanterne di una festa eterna dove André Astier, l'amico di una vita, suona a sua volta il suo "Souvenir d'Accordéon", che ricorda le belle domeniche, quando ci prendevamo il tempo di passeggiare al suono di una radio magica che illuminava il cielo più grigio.
E che importa il grigiore visto che c'era, alla periferia della grande città, "Il piccolo circo", per stupire i bambini e concedere alla famiglia una tregua di piccoli piaceri, prima di prendere per mano la vita e abolire il tempo che passa, al suono del valzer di Shostakovich, tutto in impulsi e vortici, fino al punto di una leggera vertigine.
È ora di riposare sotto gli alti alberi di un parco immaginario, a due passi dal palco dell'orchestra dove il fisarmonicista dialoga con Chopin, il cui commovente Valse, così poco fatto per ballare, ti porta alla fantasticheria.
Le coppie seguono con disinvoltura il ritmo delle passeggiate quando, alla curva di un vicolo, emergono allegria e spensieratezza, nelle vesti di "Marion", composta in gran segreto dal padre di Richard, Lucien Galliano, ispirata senza dubbio dalla nipote e che celebra , attraverso questa gemma musicale, l'eterna giovinezza dell'amato.
E poi arriva la Parigi di Érik Satie, la cui anima indolente infesta le strade di Montmartre al ritmo lento di un'evanescente Gymnopédie, che a sua volta lascia il posto ad "Amour et Printemps" di Émile Waldteufel, come un romantico addio alla Città della Luce prima di entrare nel nuovo secolo, quello del jazz e del java, dello swing e del ballo da sala, quello delle foto di Doisneau e del cineclub di Claude Jean-Philippe.
Ma, prima di abbandonarsi al piacere del ballo, il musicista confida alle stelle la sua tristezza attraverso un commovente messaggio "A Mario", l'amico italiano scomparso qualche mese fa.
Poi il valzer, avido di nuove sensazioni, riprende il controllo e diventa, tra le braccia di Louis Ferrari, "La Rabouine", un'ardente zingara i cui gesti esili si delineano nell'ombra cinese nella penombra di una cantina di Saint Germain-des -Pres e fondersi con i turbinii di fumo di sigaretta.
E poiché le storie d'amore non hanno età, è con l'emozione al limite, quella Richard Galliano confessa ancora tenerezza a sua nipote, "Lili", un gioiello di innocenza incastonato di dolcezza. La giovinezza è fuggita ma la voce di Claude Nougaro canta ancora "O que sera", nell'Allée des Brouillards, e se per caso scuote "le onde dell'anima" con un vento di nostalgia e turba lo sguardo di un dolore effimero, il cuore continua a danzare, fino all'ultimo accordo, fino all'ultimo tributo, fino al "Valse de l'Adieu". La vita che balla il valzer, volteggia e vola via…. Francine Couturier